Da economia lineare
a economia circolare
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Negli ultimi cento anni il mondo è profondamente cambiato, tanto che gli scienziati hanno parlato di una nuova era geologica, l’antropocene, che attribuisce all’uomo e alle sue attività le cause principali delle modifiche territoriali, strutturali e climatiche.
Il filosofo Hans Jonas ha scritto che è proprio lo smisurato potere su noi stessi e sull’ambiente che ci siamo attribuiti a imporci di sapere cosa stiamo facendo e di scegliere la direzione che vogliamo seguire.
Abbiamo vissuto gli ultimi anni in piena recessione e la grande crisi iniziata nell’ottobre 2008 ha modificato in modo sostanziale e definitivo il mercato.
Economisti e politici sostengono che, per uscirne, dobbiamo consumare di più, perché quando inizieranno a crescere i consumi, aumenteranno produzione, occupazione e, finalmente, anche il Prodotto Interno Lordo. La parola d’ordine è “innovazione”, vero motore dello sviluppo e della crescita, un’innovazione capace di fare aumentare i consumi, cioè di creare prodotti nuovi, sempre più attraenti e desiderabili per il pubblico.
Questa ricetta, però, è sensibilmente sbagliata e comunque estremamente semplicistica. Un’innovazione puramente materiale, volta soltanto ad aumentare i consumi, infatti, ci porterebbe molto probabilmente ad un disastro collettivo nel giro di qualche decina d’anni.
iprimi e fondamentali settori da innovare, senza dubbio, sono istruzione e cultura. Bisogna far comprendere a tutti, in particolare ai giovani, quale sia la situazione reale del mondo in cui viviamo. Bisogna creare lo spirito critico adatto a comprendere le dinamiche sottese a risorse, prodotti, rifiuti e modelli di sviluppo, allo scopo di ridurre l’emarginazione sociale prodotta dal consumismo usa e getta e dalle diseguaglianze economiche. Tutti dovrebbero sapere, infine, che se vogliamo continuare a vivere sulla Terra dobbiamo scegliere un’altra strada: quella della sostenibilità ecologica e sociale.
Non a caso Papa Francesco, nell’enciclica Laudato sii, parla di rivoluzione culturale: “di fronte al deterioramento globale dell’ambiente, voglio rivolgermi ad ogni persona che abita questo pianeta... Non ci sono due crisi separate, una ambientale e un’altra sociale, bensì una sola complessa crisi socio-ambientale... Ciò che sta accadendo ci pone di fronte all’urgenza di procedere a una coraggiosa rivoluzione culturale”.
L’attuale modello di sviluppo è basato sulla cosiddetta “economia lineare” che si alimenta dell’ingannevole presupposto che le risorse siano infinite. Il punto cardine su cui riflettere e di cui parla anche Papa Francesco è, invece, proprio il passaggio ad un’“economia circolare”, un modello di sviluppo alternativo che utilizza saggiamente le risorse della Terra, in quantità il più possibile limitate, al fine di fabbricare solo prodotti necessari e progettati per essere utilizzati e poi riparati, raccolti e riciclati come nuove risorse.
L’innovazione fine a sé stessa, oltre a non garantire più performance sul mercato, non assicura il futuro al pianeta e ai suoi abitanti. Risulta ormai inevitabile per tutti introdurre solo innovazione di valore, che significa abituarsi a creare solo prodotti o servizi in grado di generare utilità eccezionali per l’utilizzatore, nel rispetto dell’ambiente.
Quindi è opportuno che l’uomo si guardi bene dall’adottare qualsiasi innovazione in quanto tale, basata su maggior consumo di risorse, maggior produzione di rifiuti e generazione di diseguaglianze.
Nell’ideare e fabbricare un prodotto si deve prevedere, quindi, non solo l’uso a cui è destinato, ma anche la possibilità che possa essere riparato e che tale intervento sia conveniente o che i suoi componenti siano separabili e riutilizzabili al fine di generare risorse e non rifiuti.
Nei prossimi anni, un numero crescente di imprese si dedicherà al recupero dei materiali e l’innovazione di valore giocherà un ruolo importante nel rendere il riciclo sempre più efficiente e soprattutto semplice e conveniente.
Le imprese devono considerare che l’innovazione di valore, nella direzione della sostenibilità, sarà sempre più premiata sino a diventare a breve l’unica direzione da seguire per garantire stabilità e futuro dell’impresa, del pianeta e dei suoi abitanti.
L’uomo dovrà essere sempre al centro di ogni progetto imprenditoriale, che avrà successo se basato su un modello di business che porrà le sue fondamenta sul valore e sul capitale umano che lo sviluppa.
Il fenomeno è prossimo al raggiungimento del “punto critico”, momento nel quale diventerà virale e il processo non si arresterà sino all’equilibrio.
Necessitiamo sicuramente di molte innovazioni di valore, che consentano di ottimizzare l’uso delle risorse, evitare gli sprechi, fare di più con meno, massimizzare l’efficienza dei processi, ridurre la quantità di rifiuti, mirare alla riparazione invece che alla rottamazione, riciclare; ma soprattutto che sia orientata al contempo alla riduzione delle diseguaglianze all’interno di ogni nazione, fra le nazioni e fra nord e sud del mondo.
Tutti problemi che vanno affrontati dalla politica e dall’economia, ma per cui ciascuno di noi, nel campo in cui opera e con le competenze di cui dispone, può dare il suo contributo. Tutti possiamo partecipare alla costruzione di una società più equa, facendo leva sulle energie spirituali che caratterizzano l’uomo: responsabilità, rispetto, sobrietà, collaborazione, solidarietà, amicizia e creatività.